ControVerso

Alice: "Per quanto tempo è per sempre?"- Bianconiglio: A volte, solo un secondo.”

CONTRO OGNI FORMA DI INTEGRALISMO


Ismo è un suffisso, cioè un elemento linguistico che, combinandosi con la parola, ne crea una nuova. Dunque da una parola che significa completo, puro, senza contaminazioni, otteniamo tutti gli ismi che rafforzano il concetto, fino a farlo diventare una forzatura, un eccesso, una iperbole con caratterizzazione negativa.

Un integralista, dunque, è una persona che è in cerca di una purezza, di un mondo incontaminato che la porta a forme estreme di intransigenza e, nel peggiore dei casi, all'intolleranza nei confronti di tutto ciò che non fa parte di quel mondo perfettamente delineato.

Di questi tempi ne abbiamo sentito parlare spesso per indicare dei fondamentalismi religiosi ma, in senso laico o politico, ritengo che ancora non si è compresa la portata culturale.

È certamente evidente a tutti il significato che prende quando si miscela con i principi politico-religiosi, meno evidente quando si insinua nel tessuto sociale e trova riverbero o cassa di risonanza nelle farneticazioni politiche.

L'occasione di questa riflessione è data da un tweet di Barack Obama ai suoi ragazzi della fondazione.

"Questa idea di purezza, e il fatto che tu non scendi a compromessi mai, e sei sempre politicamente vigile, e tutte queste cose: conviene che ne vieni fuori velocemente", perché questa è la trappola del moralismo e dell'intransigenza, e finisce con insiemi di persone, di idee, di pretese che non si intersecano mai. Le bolle con la loro severità critica, che promettono soltanto maggiore offesa. "Il mondo è un caos - ci sono complessità e ambiguità. Molte persone che fanno davvero cose buone hanno delle debolezze, e le persone con cui invece litigate e attaccate briga vogliono bene ai loro figli e potrebbero persino condividere qualcosa" con voi e con le vostre idee. Se tutto quello che riusciamo a fare è "casting stones", accumulare prime pietre da scagliare contro gli altri, non andremo "molto lontano".

Un grande elogio del compromesso? Forse. Un grande attacco contro l'integralismo degli indignati? Si. Io sono anche più propenso a collocare questa posizione nella vita reale, non teorica, radicata tra le vicissitudini degli uomini, delle loro passioni e contraddizioni. Trovo stucchevole e a volte molto irritante l'esercizio di "casting stones" mediatico nel quale si va a pescare un filmato di una cosa detta per metterne in luce l'attuale contraddizione. Questi signori integralisti non hanno capito 2 cose importanti: quello che Barack Obama descrive con molta semplicità e la deriva integralista oggi presente nel tessuto sociale. Quest'ultima è cavalcata sempre di più dal populismo demagogico che non lascia sperare nulla di buono per il futuro.

Su Franco Zeffirelli

rilessioni nel giorno della sua morte

Sembra incredibile ma due giorni fa parlavo della mia esperienza di lavoro con Zeffirelli, piccolissima, ma intensa e per me significativa. Era il 1986 e mi sono trovato sul set per le riprese di Otello. In quei giorni la notizia più clamorosa era quella del flirt tra la Ricciarelli e Pibbo Baudo. Tutte le scene sono state girate al castello di Barletta dove arrivammo con un pullman da Roma con una partenza all'alba. Placido Domingo furoreggiava e, obiettivamente, si presentava con un grandissimo fascino. Di quella settimana mi rimase un grandissimo apprendimento personale ed un fastidio, quasi nauseante, per i comportamenti e le modalità di lavoro di quello che veniva allora venerato come una specie di semidio della regia. Avevo 25 anni e certo non avevo mai avuto una esperienza specifica di set cinematografici ma, almeno per la tutta la settimana di permanenza, io personalmente non ho mai visto una chiara direttiva di lavoro. Anche per quella micro parte registrata e presente nel film non avemmo alcuna indicazione diretta ed arrivammo rapidamente alla buona scena tramite gli aiuto registi. Particolarmente sgradevole poi fu il modo di in cui trattava dei bambini che venivano coinvolti in alcune scene.
Tornato a Roma e successivamente ho iniziato a riflettere su un punto ed una domanda mi è sempre restata nella mente: ma Zeffirelli per quale ragione sarebbe stato ricordato nella filmografia?
La risposta è arrivata lentamente ed è rimasta invariata: un gradissimo gusto estetico. Talmente grande da essere di grandissima riconoscibilità. L'aver lavorato con Luchino Visconti aveva lasciato un segno profondo.
Ma sotto il profilo del contenuto? Dei soggetti originali proposti? Poteva raggiungere lo stesso livello?
La risposta diviene semplice perché portare al cinema le trasposizioni shakespeariane, le regie anche straordinarie di opere liriche, le trasposizioni letterarie, e persino il tanto rinomato Gesù, non costituisce creazione di un soggetto originale per il quale si possa magari vincere un Oscar o Cannes.
Ci provò con The Champ ma la storia è una di quelle smielate e strappalacrime che si è salvata soltanto per una colonna sonora da Oscar.
Quindi una straordinaria creatività estetica, un gusto esasperato per il particolare, scenografie e fotografie di altissimo valore estetico hanno sicuramente lasciato una traccia profonda anche negli allestimenti lirici.
In queste ore dove tutti si affannano a celebrare l'uomo mi permetto, molto irrispettosamente, di avere qualche divergenza. Una fra tutte: il Gesù di Nazaret.
Incollato e deviato dall'iconografia classica cattolica legata ad un uomo che nel pieno della Palestina di 2000 anni fa, aveva gli occhi azzurri ed i capelli biondo-castani ed era naturalmente bello, molto bello. Come bellissima era la madonna e i vestiti che indossava. Anche Giuseppe naturalmente non poteva che essere un bell'uomo.
E' inevitabile la comparazione con un altro Gesù, oggi qualcuno direbbe terrone, con gli occhi ed i capelli neri, le vesti povere che cammina su terre aride e case disastrate tra gente vestita di stracci. Famiglia Cristiana disse "Quel Gesù forte, umano e rivoluzionario" prima e poi L'Osservatore Romano «rimane comunque un capolavoro, e probabilmente il miglior film su Gesù mai girato. Sicuramente, quello in cui la sua parola risuona più fluida, aerea e insieme stentorea. Scolpita nella spoglia pietra come i migliori momenti del cinema pasoliniano», così parlarono di questo Gesù persone fortemente ancorate all'area cattolica. Era il Gesù di Pasolini, quello ammazzato una notte all'idroscalo di Roma.

COSA È LA FAMIGLIA?

ovvero quando l'azienda esce dai propri confini

Alla domanda prova a rispondere una multinazionale molto conosciuta. La cosa che trovo francamente arrogante del congresso di Verona è che in un mondo dove sono più le incertezze, dove abbiamo dovuto imparare la certezza dell'incertezza, arriva qualcuno che invece non ha dubbi, traccia in maniera chiara i confini e detta le regole della "sana e civile" convivenza. Neanche la Chiesa, pur condividendo alcuni elementi di contenuto, ha preso una chiara e netta posizione. Personalmente diffido sempre molto di chi ha in tasca la verità assoluta, da chi non ha alcun dubbio su quale sia il colore giusto di una realtà che è talmente complessa da essere a colori tridimensionali. Ora qualcuno obietterà che a quest'azienda conviene molto di più, sotto il profilo del marketing e quello commerciale, stare da una certa parte, perché il medioevo e la Santa Inquisizione hanno già fatto i loro danni e quindi forse è il caso di non tenerli presenti ed essere dalla parte del buon senso. In realtà la presa di posizione è interessante perché si poteva stare in silenzio come del resto hanno fatto tutte le altre aziende perché, come dice il vecchio adagio " pecunia non olet".

A guardare bene però in realtà forse non è un caso. Quando una azienda ha nella sua Mission una Presenza Sociale Globale, che si pone l'obiettivo di "creare una vita quotidiana migliore per la maggioranza delle persone" e che fa che fa dell'attenzione all'ambiente, del riciclo, di una politica avanzata della gestione del personale, della cultura dell'inclusione il proprio biglietto da visita quotidiano, allora forse capiamo che è arrivato il tempo della RESPONSABILITA' SOCIALE per le imprese che necessariamente include anche prendere una posizione sui temi sociali e dell'ambiente.

E' il nuovo capitolo della Presenza e della Responsabilità Sociale delle imprese, tracciato ormai indelebilmente dal Global Strike For Future, un punto di ritorno che segna anche la differenza tra una azienda nazional-provinciale ad una azienda realmente multinazionale e globale.

IL FALSO POSSIBILISMO

ovvero le scorciatoie dell'incompetenza


"Molti studenti scrivono male in italiano, servono interventi urgenti". E' il contenuto della lettera che oltre 600 docenti universitari, accademici della Crusca, storici, filosofi, sociologi e economisti hanno inviato al governo e al parlamento per chiedere "interventi urgenti" per rimediare alle carenze dei loro studenti: "È chiaro ormai da molti anni che alla fine del percorso scolastico troppi ragazzi scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente", si legge nel documento partito dal gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità e firmato, tra gli altri, da Ilvo Diamanti, Massimo Cacciari, Carlo Fusaro e Paola Mastrocola. "Da tempo - continua la lettera - i docenti universitari denunciano le carenze linguistiche dei loro studenti (grammatica, sintassi, lessico), con errori appena tollerabili in terza elementare. Nel tentativo di porvi rimedio, alcune facoltà hanno persino attivato corsi di recupero di lingua italiana". Secondo i docenti, il sistema scolastico non reagisce in modo appropriato, "anche perché il tema della correttezza ortografica e grammaticale è stato a lungo svalutato sul piano didattico".       

In Italia il 28% della popolazione è composta di analfabeti funzionali. A certificarlo un recente studio realizzato dal PIAAC (Programme for the International Assessment of Adult Competencies), un programma ideato dall'OCSE, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. A differenza dell'analfabeta strutturale, l'analfabeta funzionale sa leggere, scrivere e far di conto, il problema è che non capisce quello che legge o meglio, non ha gli strumenti analitici e critici per avvantaggiarsi di quello che legge, ascolta o apprende, trasformandolo in benzina per il suo agire sociale e la sua attività lavorativa. Insomma non si tratta (solo) di leggere un manuale senza capirlo, ma di non avere gli strumenti adatti a formarsi un'idea propria e originale del mondo circostante e delle sue dinamiche.

Il 60 per cento dei candidati aspiranti giudici sono bocciati agli scritti. Verbi sbagliati, errori di grammatica e di ortografia. Un disastro per gli esaminatori che sono inorriditi di fronte a lacune da scuola dell'obbligo e incapacità di coniugare i verbi secondo regole elementari. Nonostante il numero da record dei partecipanti all'ultimo concorso per l'accesso in magistratura (43mila domande), alla fine sono rimasti scoperti una sessantina dei 380 posti da assegnare.

La colpa più grave di questo signore non risiede nell'usare un linguaggio approssimativo o quella di appartenere legittimamente ad una corrente politica ma, questo il punto, di rappresentare, di simbolizzare la possibilità che l'incompetenza può avere successo. Si legge bel suo CV che è stato" steward allo stadio San Paolo di Napoli" e poi" ha fatto il "webmaster". Ora discute di DEF, presiede 2 Ministeri e discute di economia e lavoro. Per diamine: se ce la fatta lui perché io devo acculturarmi? Perché deve uscire dall'alveo degli analfabeti funzionali? Perché devo imparare a scrivere bene la mia tesi di laurea o il tema previsto come primo step al concorso in magistratura?

Controverse Riflessioni

..per capire qualcosa...forse


La frattura silente

"È l'ignoto che temiamo, quando guardiamo la morte e il buio, nient'altro"

Albus Silente


Nel 2005 Giorgio decide, insieme alla sua compagna, di acquistare una casa attraverso un mutuo che, a parità di esborso mensile, gli avrebbe consentito di capitalizzare al meglio i suoi soldi. Tutto bene per due anni. Una sera, distrattamente, guarda le immagini provenienti dagli USA, di alcuni impiegati che lasciano gli uffici con dei volti increduli, sbigottiti. Hanno appena perso il posto di lavoro. Da quelle parti non ci sono ammortizzatori sociali e si va direttamente a casa! Nell'agosto 2007 la società, Lehman Brothers, ha chiuso la sua banca dedicata ai prestiti subprime, BNC Mortgage, eliminando 1.200 posti di lavoro in 23 sedi e registrando una perdita dopo le imposte di 25 milioni di dollari.

Inizia la terza grande crisi della storia, dopo quella del 1873-1895 e del '29, ancora non terminata e dagli effetti forse più devastanti delle altre.

Haver Analytics al gennaio 2016, fotografa una situazione "geologico-finanziaria" dei paesi del G7, dove risiede meta del PIL mondiale. Il grafico evidenzia una "frattura", uno sconquasso che abbassa, non di 70 centimetri, ma di un punto percentuale la media della crescita.

Nel 2008, dunque, si verifica uno smottamento tellurico della crescita reale del PIL.

Nel Global Issue del 2002, Aspen individua nelle disuguaglianze sociali e negli squilibri economico-finanziari le ragioni profonde dello spostamento di crescita verso il basso della crescita media.

Gli impatti sociali sono devastanti, una intera classe di riferimento, middle management, viene investita da un vento straordinariamente potente, che altera profondamente l'equilibrio storico del proprio benessere complessivo, del tenore di vita, dei guadagni e consumi, immettendo nel sistema cognitivo uno dei tarli più potenti e disastrosi per un uomo: l'incertezza.

La precarietà di fa strada nei "white collar" che perdono i loro punti di riferimento, ed ha inizio un processo diverso, molto diverso da quello della disgregazione e della frantumazione. Inizia la macerazione di un io collettivo, che progressivamente arriva alla liquefazione identitaria dalle conseguenze non comprensibili con gli schemi ed i modelli oggi conosciuti.

Giorgio ha perso il lavoro e la sua casa è andata all'asta. Lui e la sua compagna sono tornati dai rispettivi genitori e si incontrano quando possono, spesso la domenica nel pranzo di famiglia che ancora resiste come tradizione.

Alla fine del pranzo, poco prima dell'arrivo del caffè, Giorgio fa un sospiro profondo, lo sguardo che si perde nel vuoto. Il padre, ottantacinquenne, gli chiede: " Che ti passa per la testa?"

" Vedi papà, quando tu eri sulle montagne con un fucile in mano, sapevi come sparare e, soprattutto, conoscevi benissimo il tuo nemico. Ma io, oggi, a chi sparo?"


Non si può rimettere il dentifricio in un tubetto spremuto


La mente che si apre ad una nuova idea non torna mai alla dimensione precedente

Albert Einstein 

Tutto nasce da un modo molto frequente di vedere le evoluzioni ed, in particolare il concetto di transizione.[1]

Il concetto presuppone un prima ed un poi, un confine tra un certa situazione, un certo stato stadio ed un altro e, la transizione, è il superamento di questo confine. E' cosi che, ad esempio , viene trattato il passaggio dall'epoca industriale a quella post-industriale, da quella moderna e quella post-moderna, tra ordine e caos.[2]

La transizione da uno stadio ad un altro si usa collocarla all'interno del concetto di processo, cioè una sequenza di fasi che portano una condizione inziale ad uno stadio finale.

La cosa interessante è che le nostre scienze consolidate distinguono tra processi reversibili ed irreversibili per cui una frittata è palesemente un processo irreversibile mentre il ghiaccio appare come reversibile.

Ma la domanda semplice è questa: come facciamo a stabilire il confine preciso di passaggio?

Ad esempio per il passaggio dall'età industriale a quella post industriale Daniel Bell decise che il punto fu segnato dal numero di white collars rispetto ai blue collars , cioè dal momento in cui l'economia del servizi e del terziario supero quella del secondario o dell'industria. Domenico De Masi invece stabilisce questo punto di passaggio il giorno 6 agosto, ore 8.15.17 del 1945, quando l' Enola Gay sganciò la "little boy" su Hiroshima.

Nei processi storico evolutivi, come si stabilisce il punto? Quando esattamente siamo passati dall'epoca moderna a quella post moderna?

Forse il punto non ha niente a che fare con la cronologia. Forse le suddivisioni temporali, i confini di prima e dopo sono legati a disquisizioni accademiche. Forse esiste un processo continuo evolutivo che per pura comodità intellettuale tendiamo a distinguere e porzionare ma che, in realtà, è una esperienza di flusso, uno stare sopra continuamente il confine.

Non so perché ma l'immagine che mi sovviene è quella di un surfista sull'onda che lo fa esistere sino a quando il processo diventa irreversibile.


[1] Tratto d Wikipedia_Transizione (dal latino transitionis, a sua volta dal verbo transire, "passare"), indica un passaggio da una condizione all'altra o da una situazione all'altra.

[2] William Bergquist, L'organizzazione post moderna, Baldini & Castoldi,1993, Milano


Perchè qualcosa deve restare fuori!

Se alzi un muro, pensa a ciò che resta fuori!

Italo Calvino

Così Umberto ECO aveva etichettato il popolo dei social nell'incontro avuto con i giornalisti al termine del conferimento della Laurea Honoris Causa in Comunicazione e Culture dei Media dell'Università degli Studi di Torino. Il professore diceva in quell'incontro che il popolo degli imbecilli si sarebbe autoeliminato perché la loro stessa pochezza avrebbe frantumato la loro credibilità.

Il realtà, forse, il professore si sbagliava perché da uomo del '900 ancora immaginava una società i cui la reputazione, un valore cardine della società rurale e contadina, fosse un valore strutturalmente presente e condiviso all'interno di una società non più monoculturale ma sempre più frammentata ed eterogenea.

Il problema della credibilità, o quello che oggi viene definita web reputation, semplicemente acquista connotazioni diverse, frantumate dentro infiniti micro mondi di nodi e link che legano persone che condividono idee e contenuti, riconoscendosi in un sub culture valoriali autoriproducendo quei microcosmi di società elettronica.

Il problema però è che dai ribalzi virali della rete primo o poi si può essere colpiti e l'effetto, essendo virale, è di contagio anche profondo che rischia di risucchiarti in un vortice nel quale si rischia di perdere l'orientamento sui propri valori.

L'istinto profondo è quello di difendersi, di trovare il modo di arginare la viralità che è altro da te. L'istinto è quello di arginarla con un muro, un barriera che ti protegga e di faccia a sua volta confinare in un tuo micromondo valoriale, dove ottieni molto like e condivisioni, diventando così tu stesso autoreferenziale, selezionando a monte le tue amicizie elettroniche.

Ma perché senza o social network come selezioniamo le nostra amicizie se non per affinità elettive? Quale muro può essere così efficace se non il tuo sapere, i tuoi valori e la tua cultura?

Il professore diceva che "Il bene di un libro sta nell'essere letto".

Ma dovremmo veramente preoccuparci di chi resta fuori?

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