PluriVerso
Il Cambiamento
ovvero il Punto di applicazione

" Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo".
Ghandi
Chi dice che è impossibile, non dovrebbe disturbare chi ce la sta facendo.!
Albert Einstein
Ero a guardare la mia pagina Facebook quando un consulente di digital communication, per la verità molto competente nella sua materia ma decisamente indecifrabile su altri temi, finisce uno scambio di punti di vista con la frase "Cambiare si può..si deve".
Dopo avere dato il mio ok senza troppo convinzione, ho ripensato al fatto della mia non convinzione e, inizialmente, non capivo il perché. Poi mi sono tornate indietro le mie reminiscenze di "deperito elettrotecnico", con il mio professore Iovine di meccanica, ingegnere straordinario, che aveva anche fatto il maestro di scuola elementare. La figura ricorda alla lontana quella di Luciano Pavarotti che, per inciso, anche lui fu maestro nelle scuola elementare.
Quando spiegava i vettori "una grandezza vettoriale (o grandezza fisica vettoriale) è una grandezza fisica caratterizzata da una direzione, un verso e una intensità, descritta quindi da un vettore"[1] non si limitava all'enunciato, descriveva e dava immagini e poi via, con i suoi gessetti coloratissimi con i quali spiegava il concetto. Nella sostanza di trattava di una freccia al cui punta dava la direzione (teoricamente 360°), il verso è il senso di percorrenza di tale direzione (tra i due possibili sensi della retta orientata) e l'intensità era la "cicciottezza" della retta, cioè la grandezza del vettore.
Poi ho scoperto, dopo un po' di tempo, che questi tre aspetti non bastano a collocare una vettore perché la grandezza vettoriale porta con se la necessità di capire il punto di applicazione.
Questa faccenda mi ruminava nella testa mentre facevo la barba e così, tra una rasoiata e l'altra, le nebbie si sino diradate. Certo che anche Hitler in suo discorso alle SA e alle SS dopo la presa del potere (1933) si lamentava dei un cambiamento che non arrivava. E che dire del concetto di cambiamento di Stalin. Mahatma Ghandi ci dice " Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo".
E dunque quale direzione, intensità e verso dare al cambiamento? E, soprattutto, dove collochiamo il punto di applicazione ?
[1] Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Grandezza_vettoriale
PluriVerso 1

Ero matta in mezzo ai matti. I matti erano matti nel profondo, alcuni molto intelligenti. Sono nate lì le mie più belle amicizie. I matti son simpatici, non come i dementi, che sono tutti fuori, nel mondo. I dementi li ho incontrati dopo, quando sono uscita!Alda Merini
Grazie a Facebook e ad una amicizia ho forse finalmente scoperto una delle fonti di ispirazione di Escher su questo particolare modo, famosissimo, dove tutto appare inizialmente un controsenso.
Una delle principali fonti di Escher per i suoi mondi impossibili, costituiti da edifici e di scale incongruenti rispetto alla realtà, appaiono essere le incisioni di Giovanni Battista Piranesi (Mogliano Veneto, 4 ottobre 1720 - Roma, 9 novembre 1778), incisore, architetto e teorico d'architettura. In particolar modo Escher sembra aver osservato con attenzione una celeberrima serie piranesiana, le sedici tavole delle Carceri del 1745-1750, dove si alternano visioni straordinarie ed inquietanti di percorsi e scale che portano negli inferi più profondi.
Per questi lavori, che influenzarono il Romanticismo e il Surrealismo, è probabile che Piranesi si sia mosso, con uno spirito che univa i residui della mentalità barocca alla nuova coscienza settecentesca, illuminista, nei confronti dei luoghi di detenzione e di pena. Il disordine grandioso, il labirinto schiacciano l'uomo, seppur in colpa, in un mondo infernale nel quale la stessa architettura labirintica diventa una pena.
Mi ricordo di aver scoperto Escher per caso, in una libreria Reimanders di Roma, molti anni fa. Proprio le scale fu una immagine che mi affascinò particolarmente ma allora non riuscivo a capire perché. Trovo straordinaria l'influenza qui citata di Piranesi che non conoscevo affatto ma penso, possiamo dire che mi piace pensare così, che Escher abbia fatto un passo in avanti, sia andato oltre la rappresentazione terrificante di una spazio infernale senza speranza. Le sue scale pluriverse, gli uomini senza volto che salgono e scendono disegnano una lucida e razionale rappresentazione di un mondo plurisenso, fatto di percorsi coesistenti, divergenti e contrastanti. Una grande metafora di un mondo complesso in cui domina un relativismo di spazi di vita anche diametralmente opposti ma tutti, straordinariamente, legittimi. Legittimi come i diversi percorsi di vita di ciascuno di noi.